lunedì 6 febbraio 2017

Libri che piacciono ai blogger #3: L'Altare dell'Abisso

Ciao amici! Come state? Come procede questo febbraio appena iniziato? Io sono tutta presa dall'esame di Storia Contemporanea, ma non vi ho abbandonati!

Oggi sono qui per farvi conoscere un autore esordiente, Patrich Antegiovanni, ed il suo romanzo "L'altare dell'abisso", un thriller autopubblicato che mi è stato sottoposto dall'autore per una recensione.

Disclaimer: la recensione qui riportata è frutto di una mia personale riflessione sul romanzo. Non ho alcun interesse a promuovere/screditare autori e autrici, né ho percepito alcuno stipendio per il mio lavoro.

Ci troviamo in Umbria, in particolare a Belvagna, dove il trentenne Fedro Soli sta conducendo una vitaccia. O meglio, una vita difficoltosa, visto che le cose con sua moglie funzionano poco e male, c'è un piccolo erede in arrivo non troppo desiderato e che il lavoro non gli garantisce le soddisfazioni che invece si aspetterebbe. Ma a scuotere la vita di Fedro, come in ogni romanzo che si rispetti, irrompono sulla scena eventi inaspettati: il nostro protagonista ci si trova immerso senza chiederlo, tra omicidi, rivelazioni e sette segrete.

Premessa: io amo molto gli esordienti, sono freschi e non conoscono ancora tutti i trucchi, il che mi rende immensamente più piacevole non solo aiutarli a farsi conoscere, ma anche dar loro un giudizio oggettivo. Una cosa che amo di meno è l'autopublishing: mi rendo conto che il mondo dell'editoria è un macello e che non è facile farsi sentire tra le mille voci della scrittura creativa, ma allo stesso tempo un lavoro di autopubblicazione non concede all'autore tutti quei mezzi utili quali la correzione, la grafica per la copertina, l'editing e soprattutto la mano ferma dell'editore che sa cosa va bene e cosa no. Le mie esperienze pregresse con gli autori autopubblicati sono state a dir tanto mediocri, se non peggio. Quindi, quando Antegiovanni mi ha spedito il suo libro per una recensione, sono stata molto contenta e allo stesso tempo molto insoddisfatta.

Ciò detto, la sinossi di per sé mi ha catturata appena l'ho letta. Siamo in centro Italia (adoro) dove tra omicidi, sparizioni e vicende di vita personale molto attuali (adoro) saltano fuori misteri e organizzazioni segrete (adoro, ma forse qui è la mia mania per i Templari che parla al mio posto) e si attraversa un percorso di crescita personale e trasformazione del protagonista (adoro).

In sostanza adoro tutto della trama. Contiene molti degli elementi che personalmente cerco in un buon libro. I personaggi sono piacevoli, diciamo che Fedro alla lunga ha cominciato un po' a darmi sui nervi, ma è una cosa che fa parte di me: odio quasi sempre i protagonisti (ho detto quasi) e quindi da questo punto di vista non posso essere del tutto oggettiva. Per il resto sono personaggi completi: sono persone che potremmo tranquillamente incrociare per strada, con pregi e difetti distribuiti in egual misura. Da questo punto di vista faccio i miei complimenti ad Antegiovanni.


Anche lo stile è piacevole: non è esageratamente ampolloso, né viceversa troppo scarno. L'unico appunto che posso fare è il problema delle descrizioni: ci sono momenti nel libro in cui l'autore si dilunga a descrivere qualcosa di totalmente inutile rispetto alla trama. Manca un pochino lo show, don't tell che tanto amo e che tanto mi ha fatto penare in passato. Ma devo anche ammettere che lo stile è estremamente soggettivo: ciò che per me risulta ridondante potrebbe essere assolutamente necessario per un altro lettore. Credo però che determinate scelte abbiano un po' rallentato la lettura, che altrimenti sarebbe risultata incalzante e accattivante. Ciononostante mi rendo conto che questo aspetto di un romanzo è immensamente soggettivo e il mondo è bello perché è vario, quindi non lo considero un aspetto negativo.

Ora, invece, devo toccare un tasto dolente. Vi ricordate quando vi parlavo delle mancanze dell'autopublishing? Ecco, ci siamo.

Ho saputo da Patrich che per il suo romanzo ha deciso di rivolgersi ad un editor freelance. Ha fatto bene: uno degli errori più colossali nei quali incorrono gli autori che si autopubblicano è proprio quello di fare tutto da soli. Sì, si può fare quasi tutto da soli: dalla copertina all'impaginazione, ci sono decine e decine di siti internet che possono guidare gli autori nel lavoro, ma non per l'editing. Quindi bravo, signor Antegiovanni, perché non sei scivolato in uno degli errori più comuni.

Tuttavia il libro, sotto questo punto di vista, non è del tutto soddisfacente. Faccio un paio di esempi:
  • l'incipit del capitolo XV recita: "Arrivati alla cantina Mevania Bacco saltellava gioioso nel rivedere il padrone". Io so che "Mevania" è la cantina e "Bacco" è un cane, ma l'editore non ne ha idea, né gli interessa saperlo, così come al lettore disattento causerà confusione: una virgola tra Mevania e Bacco avrebbe risolto la situazione. Non è l'unica volta in cui incontro questo problema, ci sono altri periodi sparsi qua e là per il libro in cui la virgola avrebbe dovuto esserci e non c'è.
  • un altro esempio lo si ritrova dopo le primissime righe del capitolo I: "«Non riesco.» Disse tra sé e sé". La maiuscola subito dopo la chiusura è una cosa che onestamente non ho mai visto e, diciamolo chiaro, un errore. Sì, è vero, esistono molti modi di gestire il discorso diretto, ma questo è un sistema che non mi è mai capitato di incrociare in romanzi di successo.
Sono errori che non compromettono la fruizione della storia, che resta piacevole, ma ad un lettore attento queste cose provocano fastidio. Tuttavia, da uno scambio di email con l'autore so che non posso imputare tali errori a lui.

In conclusione: la trama nasce da ottime idee e viene sviluppata nel modo corretto, senza perdite di tempo e al contempo senza caracollare troppo rapidamente verso il finale, quindi i tempi sono giusti; i personaggi sono a tutto tondo e soprattutto sono coerenti, non si va mai fuori dal personaggio; lo stile è scorrevole, tolta la mia personale opinione su certe descrizioni non utili; il lavoro editoriale risulta sufficiente nell'insieme del romanzo, ma se si vanno ad analizzare i singoli periodi saltano fuori alcune imprecisioni.

Resta comunque un romanzo che consiglio vivamente! Lo potete trovare su Amazon in formato kindle e in cartaceo! Spero di leggere qualcosa di nuovo scritto da Patrich quanto prima! :)

4 commenti:

  1. Buongiorno, vedendo le correzioni che secondo lei sono errate posso dirle che dipendono molto da un punto di vista soggettivo. Tenendo conto che le case editrici hanno regole molto ferree su come vanno editati i romanzi (per questo al personale autorizzato viene mandato un vademecum con tutte le regole da seguire) ci sono anche molte regole determinate dalla grammatica italiana e che vengono insegnate a scuola.
    La virgola ad esempio non viene sempre messa ovunque, uno per evitare un esubero di punteggiatura che può rovinare il romanzo e rendere difficile la lettura e poi perché sarebbe scorretto. Nel caso da lei indicato la virgola può essere omessa perché leggendo la frase si capisce perfettamente la divisione dei due nomi e la prima parte della frase non deve per forza essere una subordinata alla seconda. Ecco uno stralcio da un testo di grammatica di scuola:

    La virgola (,) indica la pausa più breve fra due parole o fra due proposizioni. Allo scopo di evitare un suo uso troppo parsimonioso o eccessivamente abbondante, si tengano presenti alcune regole.

    La virgola si adopera:

    - per separare un vocativo: ragazzi, siate buoni;
    - nelle enumerazioni, dinanzi a ogni termine che non sia unito agli altri con una congiunzione, oppure quando le congiunzioni sono ripetute a ogni termine : ad esempio, Il panorama era bello, suggestivo, nuovo; Ieri in piazza vidi te, tuo padre, tua madre e tuo fratello; e corre, e si precipita, e vola;
    - nelle apposizioni, negli incisi, nelle interiezioni: ad esempio, Roma, capitale d'Italia, è città antichissima; Il sole splende, nel vespero, con minor fiamma; Oh, potessi scrivere così bene!;
    - dopo alcuni avverbi, quando hanno valore di un'intera proposizione: Sì, ho una buona speranza; No, non posso venire; Bene, verrò presto a trovarti;
    - nelle proposizioni in cui non si ripeta il verbo già espresso in una frase precedente: le fortezze furono smantellate; le città, distrutte; le campagne, devastate;
    - davanti a sebbene, affinché, che consecutivo, se condizionale, ma, però, anzi e nelle proposizioni correlative: è bravo, ma poco socievole; gridò tanto, che perse la voce;
    - per dividere le proposizioni coordinate per asindeto: ad esempio, Venne, vide, vinse; Espose le sue idee, criticò i nostri progetti e se ne andò;
    - per distinguere le varie proposizioni che compongono il periodo: Ho visto, mentre partivo, che arrivava tuo padre, ma non gli ho detto nulla, perché avevo fretta.

    Per quanto riguarda il discorso diretto, che può essere delimitato da virgolette, caporali o trattini, la grammatica italiana (e i vademecum delle case editrici) impongono determinate regole:

    - Quando ai tre puntini di sospensione fa seguito un caporale di chiusura, questi non
    devono essere seguiti dal consueto spazio. «Ciao Tommaso...»
    - Durante un dialogo, ogni frase pronunciata da soggetto diverso dal precedente va
    mandata a capo, senza alcun tipo di rientro (tranne la prima battuta).
    Stefania disse: «Ciao!»
    «Come stai?» Rispose Lia.
    - Utilizzare i caporali anche nel caso di brevi interruzioni narrative interne al discorso
    diretto, anziché i trattini.
    «Ti voglio bene,» disse abbracciandolo «non lasciarmi!»
    - La sovrabbondanza di punteggiatura va eliminata, se una frase interna ai caporali
    termina con punteggiatura, altri segni di punteggiatura non possono essere presenti
    anche dopo i caporali di chiusura.
    - All’interno del discorso diretto e di periodi già virgolettati è preferibile non utilizzare
    ulteriori virgolette, da sostituire dove necessario con il corsivo.

    Quindi come può vedere gli errori da lei riscontrati non sono errori, sia perché richiesti espressamente dai vademecum, sia perché rispecchiano perfettamente le regole della grammatica italiana.

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    Risposte
    1. Ciao! Prima di tutto benvenuta sul blog :D
      Ti ringrazio per la lunga spiegazione, ne terrò conto in futuro :)

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  2. Bellissima analisi, Lucrezia! Non conoscevo questo romanzo, ma la trama è accattivante e mi fa piacere leggere che i personaggi sono molto realistici e verosimili.
    Purtroppo la correttezza grammaticale e l'ampiezza di lessico sono considerati degli optional dalla maggioranza delle persone, ma io sono totalmente d'accordo con te nella necessità di una revisione da parte di un professionista, non soltanto nel campo della narrativa, ma in ogni ambito comunicativo (quanti strafalcioni da terza elementare ho letto nei quotidiani!!!)

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    Risposte
    1. Ciao cara! Che bello sentirti <3
      Guarda io te lo consiglio caldamente, è una lettura piacevole che tra l'altro non porta via troppo tempo, in più l'argomento è proprio bello!
      Sono d'accordo con te per il resto, ci sono volte in cui leggo certe cose...
      Brrr non farmici pensare LOL

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