mercoledì 11 maggio 2016

Il mondo dell'altrove - Recensione con gif!

Bene bene, oggi voglio condividere con voi una lettura piuttosto recente! Si tratta di una raccolta di racconti dal titolo "Il mondo dell'altrove", scritta da un'autrice di nome Sabrina Biancu.

Si tratta di cinque racconti, che oscillano tra fantasia e realtà, e il cui filone narrativo costante è la semplicità, la gratuità. La genuinità di un gesto. Insomma una buona azione fatta per il puro e semplice piacere di farla, senza aspettarsi nulla in cambio.

In ciascuna storia si affrontano le vicissitudini di personaggi differenti, che per un motivo o per l'altro ricevono (o donano) l'insegnamento della semplicità e dell'amicizia. Penso ad esempio a Elia e Nico, protagonisti del primo racconto, Il ristorante della speranza. O ad André e Desideria, di Lo spirito della fonte.
Ma per la conoscenza dei personaggi non voglio esprimermi, perché è una di quelle cose che i lettori devono amare da soli! Ad esempio, se mi avessero detto quanto sarebbero stati interessanti i Weasley, magari non ci avrei trovato niente di che... Naaah, non è vero, però ammetto che ciascun personaggio ha una sua ragion d'essere. Nulla è llasciato al caso e, se non i loro nomi, le loro peculiarità non possono non piacere (o infastidire abbastanza da farli apprezzare, cosa che a volte succede, cfr la famiglia Bolton). Quindi a riguardo io taccio, dirò solo che sono personaggi diversi per ogni racconto. Detto ciò, leggetevi il libro!

Passiamo invece a parlare di un'altra cosa: lo stile.
Si tratta di una narrazione molto favolistica. A tratti i racconti sembrano voler cominciare con il classico "C'era una volta, tanto tempo fa". Sembra quasi di leggere un libro per bambini per adulti (?), qualcosa tipo Neil Gaiman o la storia della Piccola Cathy e le sue Sigarette Magiche [cit. Carrie Bradshaw].
Una fiaba per persone grandi. Non è affatto male, soprattutto dopo una lunga giornata di studio/lavoro in cui tutti si ostinano a vederti come un'adulta e tu vorresti solo fingere di avere ancora 5 anni per poter giocare in beata pace con la Playstation.
Perciò apprezzo molto questo lato della Biancu, well done.
In generale si tratta di racconti scorrevoli, molto veloci alla lettura, senza eccessivi e baroccheggianti ridondanze o arzigogolati giri di parole (nessun precipitevolissimevolmente, per intenderci). Si leggono bene, senza infamia e senza lode!
Una cosa che mi è piaciuta meno è l'editing un po' scarso.
Mi spiego meglio: non conosco la Marco Del Bucchia, la casa editrice con cui la raccolta è andata in libreria questa raccolta, ma so una cosa sulle case editrici, ossia devono avere un buon reparto editing.
Un esempio: l'interlinea. Nel primo racconto dal mio punto di vista era eccessiva, credo fosse sui 2 cm o simili, il che proprio non va, sembra una bozza di openoffice. In compenso, andando avanti con la lettura, l'interlinea semplicemente scompare. Puff. Non è comodo per leggere. Leggendo questa raccolta sul kobo dovevo costantemente aggiustare gli spazi manualmente.
Un altro esempio sono i numeri: nelle opere di narrativa i numeri vanno scritti a parole e non in numero (i numeri non in numero? Beh, mi avete capita). Ad esempio: "due euro", non "2 euro". Le uniche eccezioni possono essere i casi specifici in cui si trascrive un sms, una lettera, qualcosa che all'interno della storia è di linguaggio informale. Ma nella parte testuale, laddove parla il narratore, non si fa.
NON. SI. FA.
Di solito sono propensa ad imputare questi sbagli agli autori, ma un'esperienza recente mi insegna che di solito gli editori fanno il beato cazzo che gli pare, quindi forse la Biancu non ha avuto troppa voce in capitolo!

Infine due parole sul genere letterario.
Io adoro i racconti. Li adoro e li detesto allo stesso tempo. Li amo perché sono avvincenti, devono per forza iniziare in medias rex, altrimenti diventano lunghi come la messa e a quel punto li si chiama "storie brevi". E li detesto perché quando un racconto mi appassiona vorrei averne ancora: diventa una dddroga, con tre D. Inoltre trovo che sia molto difficile scrivere un racconto, perché in poche pagine devi riuscire a farci stare tutto: la trama avvincente, i personaggi profondi, le vicende, le descrizioni, i dialoghi. Senza dilungarti, non puoi permetterti degli excursus anche quando ti sembrano necessari. Semplicemente non si può, altrimenti il racconto diventerebbe un romanzo. Essere sintetici è difficilissimo. E devo dire che la Biancu ci riesce benissimo: il racconto inizia e finisce, senza nostalgici riferimenti, senza trascinarsi, e al contempo senza rotolare in fretta verso la fine. Il racconto della Biancu si prende il suo tempo. Va finché deve andare e quando non è più necessario si ferma. Senza fretta, ma senza perdere di vista lo scopo. Senza corse e senza rallentamenti. Ed è così che deve essere un racconto scritto bene. Brava Sabrina!
Nel complesso, la mia valutazione finale è più che positiva! A parte gli aggiustamenti a livello di editing, non ho nulla da eccepire. Si passa da un personaggio all'altro con leggerezza e tranquillità, senza fatica. Lo consiglierei per una buona lettura serale, magari quando fuori piove. Sono cinquanta pagine che scivolano via tra le dita e che parlano di cose che forse abbiamo dimenticato.

Cose che dovremmo davvero recuperare.

2 commenti:

  1. Grazie mille davvero per questa lunga e accurata recensione, mi piace molto e ti sono davvero grata di avermi dedicato del tempo! ❤

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