martedì 7 aprile 2015

Into the Woods

Prima di tutto, buona Pasqua in clamoroso ritardo. Vi scrivo questo post molto mattiniero dopo le abbuffate di questi giorni, che si sono concluse cinque ore fa - tra parentesi, credo di essere l'unico essere umano in grado di ustionarsi la faccia ai primi di aprile, con un sole ancora in coma. Già.

Ma parliamo di cose serie: sabato sera sono andata a vedere Into the Woods, tratto dall'omonimo musical di Broadway - a sua volta tratto dal libro Il mondo incantato di Bruno Bettelheim, che al contrario di quanto potremmo pensare è un saggio psicoanalitico e non un romanzo. Ne sono rimasta complessivamente molto soddisfatta. Avevo già visto una vecchissima registrazione della versione teatrale e posso dire in tutta franchezza che per la prima volta gli effetti da americanata cinematografica hanno migliorato la storia. Molti effetti speciali usati dal regista Rob Marshall hanno dato una bella spintarella a scene quali la trasformazione della strega (Maryl Streep nel film) e la crescita della pianta di fagioli.

Into the Woods confronta desideri e mancanze dei diversi personaggi, rendendo possibile per loro realizzarli - anche con sistemi poco ortodossi - una volta entrati, appunto, nel bosco. Qui i personaggi cambiano se stessi, lo dice anche la canzone dei due fornai "It Takes Two", in un modo non del tutto alla Walt Disney. Anzi: abbiamo un principe traditore (Chris Pine), una Cinderella (Anna Kendrick) molto indipendente, una fornaia (Emily Blunt) che dopo aver sfornato il pargolo dell'amato marito si concede una pausa con il sopracitato principe. E ancora un lupo cattivo (Johnny Depp) che "ma dai, sembra un pedofilo!" [cit. Fidanzato], una piccola e dolce Cappuccetto Rosso (Lilla Crawford) che ha tutta l'aria di volerti staccare la pelle per indossarla come farebbe Bloody Face e un Jack (Daniel Huttlestone) così preso dalla sua dannata mucca che dopo due secondi sarei balzata nel film a dargli due schiaffi in faccia.

Inutile dire che l'interpretazione di Maryl Streep è stata superba. Sono abituata a vederle indossare i panni della zia schizzata in Lemony Snicket, quelli della stilista con problemi di autostima in Il diavolo veste Prada fino ad una simpatica e materna Julia Child in Julie and Julia. Insomma, è un'attrice che bene o male abbiamo visto tutti all'opera. Non parlo solo della voce, gli attori che prendono parte a musical del genere trascorrono ore ed ore ad imparare ad impostare la voce per le singole canzoni del film. Parlo del suo modo di fare la strega: ambigua, a metà tra l'egoismo profondo e il forse forse vi do una mano, cià. Per farvi un'idea di cosa non sia questa donna nella pellicola vi lascio il video di Last Midnight, una delle mie canzoni preferite dell'intero musical.


L'intero film è un succedersi di scene comiche e avventurose, dal forte impatto emotivo o solo dalla forte demenzialità - per dirne una, ascoltatevi "Agony" che non fa male - che impone ai personaggi di continuare ad incontrarsi/scontrarsi per motivi di versi manco in un paese piccolo tipo Pedesina, amandosi e odiandosi.

Il cast è d'eccezione. A parte gli attori già citati, abbiamo come madre di Jack una splendida Tracey Ullman, ovvero Latrina in Robin Hood - Un uomo in calzamaglia, James Corden nei panni del fornaio (a tal proposito, amici whovians, non vi pare che sia un po' sfigato coi neonati?) e Christine Baranski come matrigna di Cinderella. Quando ho visto Tracey Ullman ho tipo recitato metà del film su Robin Hood e all'apparire di Chris Pine c'è stato un ululato tipo "OMMIODDIO MA QUELLO E' IL CAPITANO KIIIIIIRK". Fidanzato era fiero di me.

Di apprezzabile, al di là delle superbe musiche di Stephen Sondheim, c'è che qui le fiabe non sono "buone e giuste". Questa storia racconta di come la vita non sia affatto giusta: una madre che condanna la figlia alla bruttezza eterna perché le hanno rubato dei fagioli (N.B. rubato, non è che questa li regala ad minchiam canis), il principe fedifrago, la fornaia che... beh, spoiler, dolcezza. Ma è reale, non come i film Disney: ricorda più le fiabe dei Grimm, brutali esattamente come la realtà, che qui si ritrova ad essere racchiusa nella metafora del bosco dove tutto può accadere. Ma la morale finale è che nessuno viene abbandonato - Ohana significa famiglia, cari bambini - e che, alla fine, siamo tutti uniti contro le avversità. Lo dimostra la formazione di un nuovo nucleo familiare: quando la morte dei cari e la distruzione delle case sembra mettere i ginocchio i personaggi, il fornaio ed il suo bambino in fasce si uniscono a Cinderella, a Cappuccetto Rosso e a Jack per far fronte alle difficoltà in un finale dal sapore dolceamaro.

Una sola nota negativaPur contenendo la mia favourite song (vedi sopra), la parte finale del film l'ho trovata potenzialmente inutile e in effetti l'ho guardata solo per le canzoni: ok, è vero che c'era la consorte del gigante che giustamente voleva vendicarsi per il marito, è vero che bisognava chiudere molte questioni (vedi Cinderella che doveva prendere a calcioni il suo principe) ed è vero che altrimenti il film durava un'ora scarsa. Però. Tutti si aspettano il finale ad un certo punto: mi ricordo che pensai la stessa cosa dopo aver visto la versione teatrale.

In conclusione è un film da vedere, se non siete i tipi che si scartavetrano i cojones piuttosto che guardare un susseguirsi di musiche e canzoni. Non aspettatevi un colossal tipo Les Misérables, anche se l'iniziale opening in cui tutti strillano "INTO THE WOOOOODS!" un po' di carica me l'ha messa, né una trama eccessivamente impegnata. Ma se viene considerato come ciò che è, ovvero un piacevole intrattenimento per tutte le fasce d'età, allora è decisamente un film da tenere in considerazione.

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